Sono stata educata ad essere troppo buona

  • In passato mi è capitato di avere a che fare con squali a due gambe: sto pensando a una persona in particolare, era anche simpatica, aveva un senso dell'umorismo unico, ma bisognava stare molto attenti ad averci a che fare, io ho riconosciuto subito la sua natura poiché è presente una natura diversa ma simile anche dentro di me (anche se la domino invece che esserne dominata), mi ricordo che anche lei istintivamente mi aveva "odorato" e carcava sempre di smascherarmi, non capiva perché mi comportassi diversamente da lei. Comunque era divertente giocare ai sottintesi con lei, io ero in grado di capirla, infatti mi aveva preso in simpatia, ma un'altra persona non è stata altrettanto accorta a riconoscerla, si è fidata troppo e poi la ha un pò pagata e si sono separate con l'amaro in bocca. Per questo dico che non è bene ricevere un'educazione troppo a senso unico.


    In ogni caso tra lo squalo che va in giro predando gli altri, e il pesce rosso che se la cava senza infastidire nessuno io preferisco sempre quest'ultimo.

    Mi sono accorta che avevo capito male il significato della tua frase, pensavo parlassi del pesce rosso o dello squalo interiore, invece intendevi le persone squalo o pesce rosso, mi dispiace di aver frainteso.

  • Il problema è che se si considera troppo la forma e troppo poco la sostanza si includono tra le "persone belle" quelle che più di tutte concorrono al terrore

    Infatti io parlo di sostanza non certo di forma.


    Sono i risultati/fatti che determinano in che categoria si è... non il modo in cui ci si pone

    Beh il modo in cui ci si pone spesso è indicativo; ad ogni modo indubbiamente contano i fatti e le azioni non certo le parole

  • Beh il modo in cui ci si pone spesso è indicativo; ad ogni modo indubbiamente contano i fatti e le azioni non certo le parole

    Esatto.
    Quindi tra una persona solare e propositiva che tratta tutti in modo gentile e fa male il suo lavoro di medico e una persona che insulta in modo sarcastico, ma essendo un eccellente medico salva molte vite: chi è la "bella persona"?


    Tra il brav'uomo, sempre sorridente e generoso con gli sconosciuti che vive sfruttando e sottopagando i suoi collaboratori e uno scorbutico alla Clint Eastwood che educa un ragazzo con problemi?


    Voglio dire: se poniamo queste domande fuori contesto una (grande) quantità di persone tenderà a considerare "buoni" quelli che appaiono buoni e non quelli che in definitiva lo sono davvero. E' un bias cognitivo estremamente diffuso.


    Beh, qualche volta anche la parola è sostanza: se qualcuno mi insulta, potrei metterlo (a ragione) nella categoria delle persone che non voglio frequentare perché la sostanza è che mi ha ferito.

    Sì, ma senza fretta e senza pregiudizio. In questo modo se vale la pena di frequentare quella persona hai modo di accorgersene. Ci sono vari casi in cui può aver senso frequentare una persona che tende a insultare.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Credo di esser stata educata troppo buona e questo mi si sta ritorcendo contro. Mi spiego meglio. Mi hanno insegnato ad essere brava, gentile, onesta, corretta, generosa e affettuosa. A quanto pare i miei genitori si son dimenticati che il mondo là fuori non era un bel paradiso e quindi mi sto rendendo conto che mi mancano certe cose per poterlo fronteggiare, per difendermi, proteggermi, integrarmi ed esser considerata una di loro. A quanto pare il mio essere "diversa" corrisponde a questa mancanza di furbizia, cattiveria, crudeltà e disonestà. Quindi secondo voi come posso rimediare a tutto ciò? Come colmare queste grosse lacune?

    Non riuscirai ad essere una persona cattiva e disonesta solo perchè te lo imponi. A parte l'educazione impartita conta soprattutto la tua indole. Chi nasce tondo non muore quadrato. Potrai limare qualche spigolo, ma la base resta quella.

  • Quindi tra una persona solare e propositiva che tratta tutti in modo gentile e fa male il suo lavoro di medico e una persona che insulta in modo sarcastico, ma essendo un eccellente medico salva molte vite: chi è la "bella persona"?


    Tra il brav'uomo, sempre sorridente e generoso con gli sconosciuti che vive sfruttando e sottopagando i suoi collaboratori e uno scorbutico alla Clint Eastwood che educa un ragazzo con problemi?

    Scusa ma nel primo caso mi viene da dire ..dipende. se la persona solare e propositiva non è un buon medico andrebbe capito perché, cioè se lo fa apposta o se non è competente; ciò non ne fa comunque una cattiva persona, ma solo un incapace. L'altro salva vite umane per capacità e co mpetenza ma chi dice sia una brava persona? Mi sembrano comunque due casi estremi.

    Nel secondo caso è più lampante che la brava persona è quella scorbutica. Avere un brutto carattere non rende cattive persone, mentre avere brutti sentimenti si.

    Mi sembra comunque che il nodo della questione sia: ha senso, ha valore essere brave persone, in un mondo in cui esserlo non dá concreti vantaggi sugli altri e anzi spesso penalizza? Ognuno credo debba darsi la sua risposta, la mia è si, essere brave persone ha senso a prescindere dai risultati, anzi il senso è proprio esserlo nonostante tutto, questo dá la vera misura del valore di un uomo, un valore che non si misura in denaro, in potere, in beni posseduti, in vantaggi pratici, e mantiene viva la speranza, dopo tutto, che l'umanità abbia ancora qualcosa da dire, e da fare, di buono, qui sulla terra.

  • Riguardo all'educazione, e ai suoi frutti: credo che essenzialmente, al di là dei singoli esempi, quello che volesse dire bruce0wayne è che non è tutto oro ciò che luccica, "l'oro" non si distingue dal luccichio ma dal peso specifico del valore che è in grado di apportare a questo mondo, o per dirlo con frase cristiana, l'albero buono si distingue dai suoi frutti. Questo vale per le persone e anche per i precetti morali, se un precetto morale appare giusto ma poi apporta danni, significa che non è d'oro nonostante luccichi. Ad esempio ad un bambino può essere dato l'insegnamento morale che mentire è sbagliato, a fronte di questo insegnamento che appare corretto poi possiamo trovare una famiglia in cui vengono richiesti al bambino degli standard irraggiungibili e contraddittori e se il bambino non mente di averli raggiunti viene abusato, in questo caso è chi mente ad essere malvagio o chi porta la tonaca immacolata di colui che ha decretato il precetto morale e pretende che venga rispettato? Altrettanto avrei da dire sul valore della speranza, caro ai cristiani: saggi erano i Greci ad averla inserita sul fondo del vaso dei mali ma bisogna scendere alla sostanza al di sotto del luccichio per capirlo, che frutti genera la speranza? Credo che Bruce volesse dire che circolano troppe tonache bianche, e purtroppo hanno più successo di chi genera davvero frutti buoni, perché i frutti buoni spesso brillano meno di un sorriso mentadent. Chi non si ferma alle apparenze subisce spesso una inevitabile crisi del crollo dei valori morali a cui è stato educato, quando si accorge che cozzano con la realtà oggettiva dei fatti. A seguito di questo vuoto normativo morale tutto appare caos, e l'unico caposaldo, l'unica cosa che rimane a dare da un metro di giudizio oggettivo su cosa sia buono o cattivo, sono i frutti che produce sulla realtà.

  • Mi sembra comunque che il nodo della questione sia: ha senso, ha valore essere brave persone, in un mondo in cui esserlo non dá concreti vantaggi sugli altri e anzi spesso penalizza? Ognuno credo debba darsi la sua risposta, la mia è si, essere brave persone ha senso a prescindere dai risultati, anzi il senso è proprio esserlo nonostante tutto, questo dá la vera misura del valore di un uomo, un valore che non si misura in denaro, in potere, in beni posseduti, in vantaggi pratici, e mantiene viva la speranza, dopo tutto, che l'umanità abbia ancora qualcosa da dire, e da fare, di buono, qui sulla terra.

    Certo che ha senso: per amore, perché non siamo solo rettili, perché abbiamo una presa di coscienza che gli altri sono vivi, sono sensibili e non sono meno di noi, in virtù di ciò ci sarebbe da trattare gli altri al meglio che si può, come tratteremmo noi stessi.

    Proprio per questo una persona se è nella condizione, se ama, dovrebbe impegnarsi a provare a generare buoni risultati, per non donare agli altri i frutti acidi del suo scarso o superficiale impegno. Se è in buona fede ma non ce la fa, o commette un errore involontario o non ci arriva intellettualmente, rientra nelle cause di forza maggiore e non è una colpa (io ritengo che in un universo deterministico non ci sia colpa nemmeno per chi è in malafede, ma questo è un discorso a sé stante).

  • C'è da dire che anche una persona ingenua che applichi a memoria i precetti morali o protocolli appresi, senza impegnarsi a discuterli in profondità dentro di sé, rischia di unirsi involontariamente alla schiera delle tonache morali bianche con sorriso mentadent, e fare danno agli altri: riprendendo l'esempio medico, ho visto medici dirti di non sederti sul bordo di un letto perché porti i batteri, mentre su quello stesso letto c'era una persona con una piaga suppurata lasciata sporca da giorni senza essere sciaquata, perché il protocollo diceva che in quel frangente contro i batteri si somministrano gli antibiotici.

    Riassumendo, la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni, bisogna stare attenti ad essere profondi.

  • Scusa ma nel primo caso mi viene da dire ..dipende. se la persona solare e propositiva non è un buon medico andrebbe capito perché, cioè se lo fa apposta o se non è competente; ciò non ne fa comunque una cattiva persona, ma solo un incapace. L'altro salva vite umane per capacità e co mpetenza ma chi dice sia una brava persona? Mi sembrano comunque due casi estremi.

    Non è poi così importante il motivo per cui è un cattivo medico. Se uno resta nella posizione di medico per molto tempo, facendo buon viso a cattivi risultati: c'è anche dell'ostinazione, egoismo e oserei dire dolo.


    Quello che salva vite è competente, Sì, ma fa fatica a fare quello che fa. La competenza ha dei costi altissimi, specie in quelle materie dove non si può mai smettere di studiare.


    Mi sembra comunque che il nodo della questione sia: ha senso, ha valore essere brave persone, in un mondo in cui esserlo non dá concreti vantaggi sugli altri e anzi spesso penalizza?

    Ha senso essere brave persone, ma non ha sempre senso comportarsi bene.

    Bisogna adattarsi all'ambiente.


    Riguardo all'educazione, e ai suoi frutti: credo che essenzialmente, al di là dei singoli esempi, quello che volesse dire bruce0wayne è che non è tutto oro ciò che luccica, "l'oro" non si distingue dal luccichio ma dal peso specifico del valore che è in grado di apportare a questo mondo, o per dirlo con frase cristiana, l'albero buono si distingue dai suoi frutti.

    E nell'epoca dell'immaturità e del "pensiero unico" politicamente corretto siamo indirizzati a credere che una persona che parli di solidarietà (per esempio) sia un buon politico. Ma se poi le sue idee nel concreto portano a cattivi risultati: è comunque corretto considerare quella persona una "bella persona"?


    Alcuni meccanismi della società sono troppo complessi per poterli archiviare come "buoni" o "cattivi" solo per la matrice del pensiero che c'è dietro o per la loro forma. Ci sono "pensieri buoni" che in determinati contesti generano morte e distruzione e "pensieri cattivi" che possono aiutare a risolvere situazioni rischiose.


    Credo che Bruce volesse dire che circolano troppe tonache bianche, e purtroppo hanno più successo di chi genera davvero frutti buoni, perché i frutti buoni spesso brillano meno di un sorriso mentadent. Chi non si ferma alle apparenze subisce spesso una inevitabile crisi del crollo dei valori morali a cui è stato educato, quando si accorge che cozzano con la realtà oggettiva dei fatti. A seguito di questo vuoto normativo morale tutto appare caos, e l'unico caposaldo, l'unica cosa che rimane a dare da un metro di giudizio oggettivo su cosa sia buono o cattivo, sono i frutti che produce sulla realtà.

    Esattamente. Confermo tutto, non solo quanto sto citando.


    Siamo in un epoca in cui il pensiero critico è stato ridotto alle fazioni, come se l'ideologia fosse sport. La realtà non è così semplice da poter dividere le persone, i pensieri o le ideologie in "buone" e "cattive". Bisogna valutare caso per caso, con pensiero analitico e critico e senza pregiudizio. Il metro di misura più affidabile è proprio guardare ai frutti.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

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