Devo descrivere l’esperienza che ho fatto oggi: per fissare le emozioni, per fare chiarezza e anche per sapere cosa ne pensate. Già il titolo dice poco: veramente sarebbe “Ritornare al punto dove si è persa la strada per ripartire nella buona direzione: il cuore mi dice che è giusto così”… ma poi sarebbe troppo lungo
Si tratta di ritornare in un luogo geografico ma anche di un punto nel mio sviluppo personale e professionale.
Nel 2001 mi sono trasferito con la mia non ancora moglie in una località a 30 km da Zurigo: lavoravo ai tempi nella ricerca e sviluppo e mi occupavo di nuovi prodotti, processi produttivi, acquisto di macchinari, installazione, messa in servizio e progetti di ogni sorta. Ed ero veramente felice! L’ambito mi piaceva molto e il fatto di inventare, scoprire, costruire, fare funzionare qualcosa mi appassionava enormemente. Abitavo in una cittadina relativamente grande con tutto quello che serve per vivere, molta campagna tutto attorno, colline, un laghetto per passeggiare e per nuotare, accesso rapido a treni, autostrade, aeroporto, ristoranti, tanti bei paesi sul lago di Zurigo eccetera. Un piccolo paradiso che però a quei tempi mi sembrava una cosa normale.
Nel 2006 mi sposo e nella stessa ditta ricevo un posto di responsabilità: personale, pianificazione, logistica, servizio clienti e tutto l’ambaradan che ne segue. Fine del divertimento e stress enorme, specialmente per il tema gestione del personale: cosa del tutto nuova per me.
Nel 2008 la relazione con mia moglie si incrina e nel 2010 divorziamo.
Nel 2010 cambio di gestione: la nuova organizzazione non mi va e cambio lavoro (di nuovo dirigente, in un ambito che non era veramente interessante ma era un lavoro).
Nel 2013 vengo contattato da una ditta dove avevo lavorato nel 1998 e mi offrono una posizione interessante (di nuovo dirigente). L’ambito mi interessa particolarmente e accetto.
Nel 2018 il gruppo americano a cui appartenevamo chiude lo stabilimento: io prendo baracca e burattini e parto per la Germania, per lavorare in un’altra fabbrica dello stesso gruppo (di nuovo dirigente).
Nel 2021 chiudono anche quello stabilimento e io ritorno in Svizzera, in una zona totalmente diversa da dove abitavo prima. Nuovo lavoro e chiaramente… di nuovo dirigente.
Nel 2022 ho un brutto incidente, subisco un intervento delicato che mi blocca a casa per più di un mese e appena ritorno al lavoro mi licenziano. La cosa mi stressa enormemente: vivo in un posto che veramente non mi piace, lontano dalle zone che conosco e non ho un lavoro. Non mi è mai capitato di essere licenziato e il modo in cui è stato fatto e i motivi sono ignobili, cosa che aggrava la situazione (autostima sotto i piedi eccetera). A 55 anni poi non è così semplice trovare qualcosa…
Settimana scorsa mi chiamano dalla ditta che ho descritto all’inizio del racconto: “andiamo a pranzo? Per conoscerci…” Era oggi. Dopo 2 ore di macchina arrivo in zona, faccio un giro nei paesi, rivedo le strade, le colline, il lago e mi sento felice! Mi sento a casa! In quel posto ci ho vissuto 16 anni e nella regione in totale 35… Si, è casa. Ci incontriamo, nuovo capo, giovane, un tipo in gamba e molto garbato. Ci si dà del tu perché… perché è la cultura che regna adesso nella ditta.
Pizza, Coca-Cola… “raccontami un po’ cos’hai fatto quando lavoravi qui… ancora dopo anni sento regolarmente il tuo nome e sono curioso…” dopo due ore di racconti e di aneddoti mi dice che proporrà la mia assunzione: NON come dirigente ma per progetti di sviluppo, tecnologie varie, trasferimento di know-how, e poi, e poi e poi. Ci vorranno un paio di mesi perché questa posizione ancora non esiste ma al più tardi per metà anno la cosa dovrebbe essere a posto.
Mi viene da piangere a scrivere queste cose: 17 anni dopo (e ci voglio credere!) ritorno a fare quello che mi piace veramente. Ritorno al punto dove ho deciso di seguire una strada che non è mai stata quella giusta per me. Per le mie scelte ho perso mia moglie e diverse altre compagne, amici e ho anche perso me stesso. Ho perso i miei hobby e le mie passioni. Se li è pappata la brama di “essere meglio”, la necessità di dimostrare qualcosa a qualcuno, il mostro che mi diceva “fai di più, non sei abbastanza, se fai di più forse ti dicono bravo!”. Ritorno nei luoghi dove mi sento bene e “a casa” e dove spero trovare finalmente la serenità che ho perso.
Spero, spero veramente che questa cosa accada! Non sono religioso ma ho pregato perché questa cosa succeda. Pregato a… quello che fa girare il mondo, all’universo, a non so a chi. Spero che il messaggio arrivi dove deve perché quello che faccio adesso non è vivere, è recitare un ruolo che non mi va più, è aspettare che tutto finisca per potere finalmente avere pace. Il desiderio che questa fine arrivi presto ultimamente bussa spesso alla mia porta: con l’incidente quasi quasi ce l’ho fatta… invece no. Sono ancora qui.
Lo so: molte persone su questo forum hanno ben altri problemi e forse nessuno li chiamerà mai per offrirgli un lavoro. So di essere fortunato e che dovrei starmene buonino e mi dispiace se questo mio racconto abbia generato sentimenti di sconforto, rabbia, o non so che. Ma dovevo, dovevo scrivere: se non qui dove sennò?