Ciao!
Spero sia la sezione giusta e mi scuso in anticipo se questo tema è già stato trattato in altri thread - cosa che non mi stupirebbe affatto, dal momento che è una delle scelte più importanti, se non la più importante, della vita.
Ho 38 anni e sono sposata da 3 con un mio coetaneo. Lavoriamo entrambi a tempo determinato con stipendi più che dignitosi. I nostri genitori vivono nella nostra stessa città. Da qualche mese ci siamo trasferiti a vivere nella nostra nuova casa, che abbiamo acquistato insieme, e che ha una seconda camera da letto, al momento allestita come studio/stanza degli ospiti. Insomma, abbiamo tutte le carte in regola per compiere il "grande passo". Eppure c'è qualcosa che mi blocca.
Sarà l’età (soprattutto per me), sarà il periodo festivo che è stato costellato di parenti (genitori, nonni, zii…) che hanno iniziato a starci addosso con domande più o meno pressanti, sarà che sono circondata da amiche mie coetanee che, un po’ "last minute" a differenza di chi lo ha scelto intorno ai 30/32 anni, sono da poco diventate madri… fatto sta che da qualche tempo sono in preda a un pensiero costante, al limite dell’ossessivo, sul tema figli.
A scanso di equivoci premetto che, a livello razionale, sono consapevole del fatto che:
- Al giorno d’oggi 38 anni sono ancora un’età più o meno OK per compiere questa scelta, ma allo stesso tempo so benissimo che non mi resta tutto questo tempo;
- Non è obbligatorio avere figli, ma allo stesso tempo scegliere consapevolmente di non averne è una scelta definitiva tanto quanto quella di averne;
- Non è che quando si di diventa madri la vita finisce, ma allo stesso tempo è innegabile che cambi irreversibilmente.
Tuttavia la testa non è fatta solo di pensieri lineari e ci penso in continuazione, senza trovare una risposta, oscillando tra momenti in cui mi dico (con poca convinzione) "ma sì, dai" e altri in cui l’idea mi sembra una follia o una forzatura.
Non sono mai stata, neanche da ragazzina/più giovane, una con il sogno di diventare madre, non ho mai immaginato la mia vita adulta per forza di cose con bambini, ma non ho neanche mai dichiarato apertamente di non volerne. Diciamo che mi son sempre detta: "Poi vedremo, ci penserò più avanti". Ho sempre avuto tante altre cose per la testa che mi sembravano più "urgenti": stabilità lavorativa ed economica, oltre che sentimentale ça va sans dire; una casa adatta alle mie/nostre esigenze; oltre alle cose più "frivole", ma per me importanti, come fare qualche viaggio insieme al mio compagno e poi marito, coltivare le mie amicizie, le mie passioni e il mio tempo libero anche come individuo (sono una persona molto indipendente, con tanti interessi e tendente all’iperattività).
Mio marito sul tema figli la pensa esattamente come me, e questo di per sé è positivo, perché siamo molto allineati, ma vuole anche dire che nessuno dei due "sblocca" l’altro né in un senso né nell’altro: siamo ancora sul "non lo so", in un momento in cui sento che ce lo possiamo permettere sempre meno.
Credo infatti sia venuto fuori adesso il pensiero ossessivo perché ora non ho più "scuse", una volta abbandonato il bilocale per sistemarci in una casa con una stanza in più, e con l’età che avanza.
A me della genitorialità incuriosisce l’esperienza umana, il sapere che la natura (in teoria) prevede questa possibilità nella vita di una persona, e quindi il pensiero che sarebbe un peccato non sfruttarla, non scoprire com’è. E poi c’è l’aspetto progettuale per la coppia: nella nostra storia si sono susseguite molte fasi, tutte accomunate dal fatto di costruire qualcosa insieme: la convivenza, il matrimonio, l’acquisto e la ristrutturazione della casa. Da brava iperattiva, mi chiedo: e adesso? Qual è il prossimo progetto? Se non è un figlio, esiste qualcosa che possa sostituirlo con pari intensità e che possa tenerci uniti?
Però, al di là di questi pensieri, non sento il desiderio impellente di cui parlano tutti quelli che sono diventati genitori. Io sto benissimo così, mi godo la casa nuova, il tempo per me, la possibilità di dormire al mattino in questi giorni di ferie, di andare in palestra, di vedere le amiche per un aperitivo, di programmare weekend e vacanze in moto con mio marito. Vorrei poter continuare a procrastinare come se avessi 10 anni meno e quella scelta fosse ancora lontana nel tempo, ma adesso farlo mi mette ansia perché so che non può essere così. La mia psicologa mi ha consigliato di congelare gli ovuli per liberarmi dall’idea di dover compiere una scelta impellente, e capisco la logica di questo pensiero, ma temo che potrebbe anche essere controproducente e spingermi a procrastinare ancora di più.
Ho una lista di paure che sembra l’elenco del telefono… ne cito solo alcune: paura che la gravidanza sia problematica, che il feto possa avere problemi (data la mia età), paura del parto, che il bambino possa nascere con problemi, terrore di come potrei sentirmi senza sonno e senza tempo per me, con una persona che dipende al 100% da me, con il pensiero costante di questa persona anche man mano che cresce, sempre per ragioni diverse…
E queste paure forse superano la curiosità nei confronti dell’esperienza umana di cui parlavo prima, o quantomeno mi impediscono di viverla con la dovuta serenità.
Sono anche, in quanto Millennial d’annata, molto sfiduciata nei confronti del futuro, e quando mi viene chiesto cosa voglio fare continuo ad accampare scuse tipo: sarebbe troppo deprimente fare un figlio adesso, con il mondo in queste condizioni, il cambiamento climatico, la guerra, la pandemia, l’instabilità economica, le destre al potere, l’universo che si sta espandendo.
Ovviamente, a queste mie obiezioni, di solito il mio interlocutore replica: ma i figli si sono sempre fatti, anche con la guerra, Chernobyl, pochi soldi e varie altre condizioni sfavorevoli.
E io dentro di me penso: forse semplicemente lo avete fatto perché lo volevate, e io invece non lo faccio perché non lo voglio. Ma non riesco a dirlo.
Insomma, ho il sospetto che forse in fondo in fondo io non voglia diventare madre, ma che non abbia il coraggio di ammetterlo prima di tutto a me stessa e che finché non lo farò starò in questa condizione di limbo sempre più soffocante.
Consigli, punti di vista, rassicurazioni, idee geniali?
Grazie per l’ascolto.