Figli o non figli? Questo è il dilemma!

  • Io sono in una situazione diversa, perché ho sempre saputo di desiderare dei figli. Devo dire, comunque, che la paura (anzi, il terrore!) della maternità l'ho provato anch'io: è innegabile che, dal momento in cui c'è un bimbo, tutto cambia (soprattutto per la donna) e che le rinunce ci sono.

    Io ho due bimbi piccoli e ti confermo che, a volte, è durissima: a me sono pesate entrambe le gravidanze (un po' per i malesseri, un po' per la percezione del corpo che cambia), si passano mesi in cui sembra un lusso anche farsi una doccia... La vita di prima manca? Sì, a me manca il sentirmi padrona del mio tempo, poter uscire di casa senza render conto a nessuno. Eppure, non riuscirei ad immaginarmi senza i miei bimbi, anche quando mi fanno ammattire :)

  • È vero: questo aspetto è fondamentale da tenere presente, ed è vero che bisogna sforzarsi di tenerne conto perché nel qui e ora non è così immediato pensarci.

    Nella normalità si pensa che il proprio partner sia "sterile" al di fuori del rapporto, tuttavia i dati confermano che non è per niente così.

    Almeno un figlio su 10 è di un padre diverso da quello che crede di esserlo e molti più uomini di quelli che sono i veri padri di questi ultimi hanno altri figli nati da relazioni passate.


    Il desiderio di maternità e (un po' più raramente) di paternità spingono talvolta le persone a cercare questa possibilità al di fuori del rapporto, non sempre interrompendolo.


    Ovviamente questa cosa oggi non pare essere assolutamente presente nella testa di lui, ma l'effetto paracadute potrebbe spingerlo nel breve termine a sottovalutare la gravità di questa decisione.


    Posso chiederti che cosa intendi per "fase di risalita"? Te lo chiedo soltanto perché non mi è chiaro, concordo in realtà sulla consapevolezza (nel bene e nel male).

    Per "fase di risalita" intendo il millennial che si stacca dalla recessione finanziaria e morale in cui è stato cresciuto e costruisce un futuro migliore di quello realmente prospettato per se stesso dalle condizioni in cui è nato. Molti millennial non arrivano a questa fase e finiscono per sopravvivere senza mai riuscire a trovare una stabilità relazionale, emotiva, economica o sociale. Chi ce la fa: "risale" ed esce dal buco.


    Mi fa molto sorridere questa tua visione su Freeda, non puoi immaginare quanto io la condivida. Lavoro in quel settore (non per loro!) e io personalmente chiamo la linea editoriale di Freeda "femminismo entry level" (e già sono di manica larga!).

    Si capiva dalle dichiarazioni in stile "disclaimer" che hai fatto nel post iniziale. Le premesse in cui dicevi che "so che una donna può essere realizzata anche senza figli", etc., etc. Sono dichiarazioni "sane", ma che rivelano la tua conoscenza di quel sottofondo di femminismo tossico che viene utilizzato a fini commerciali da varie piattaforme per innestare prodotti nelle ideologie.


    Mentre le più furbe o "anziane" comprendono la iperbole che c'è alla base, le più infantili o giovani crescono con quei concetti che sono dannosi in primis per loro stesse. Vengono trasformate in vittime-invincibili il che comprende una totale deresponsabilizzazione del loro pensare e agire. Implicitamente accettano di essere in balia degli eventi e di non avere controllo sulla propria vita: indicando l'oppressore come unico responsabile dei loro errori.


    Nel tuo caso stai facendo proprio l'opposto, ovvero: hai fatto la premessa disclaimer, ma poi hai aperto il vaso di pandora delle consapevolezze proibite e ti stai facendo domande scomode che comprendono carichi di responsabilità e verità scomode, come quelle sull'età utile di avere figli, il fatto che non sia una possibilità infinita, il fatto che possa comportare una seria limitazione della libertà personale, specialmente se non si hanno le risorse economiche o familiari per far gravare il peso dei figli su nonni o tutori quando abbiamo bisogno di lavorare o svagarci.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Ciao!

    Grazie mille per le risposte che mi avete fornito.

    Mi spiace essere sparita, ma ho approfittato delle vacanze per parlarne approfonditamente con mio marito e poi del rientro per farlo con la mia terapista.

    Penso alla maternità continuamente e sempre di più: ormai appena apro gli occhi la prima cosa che mi viene in mente è quella, e questo credo che sia un chiaro messaggio che corpo, testa, "orologio biologico" o non so quale altra entità si sia impossessata del mio cervello, mi stanno mandando.

    Spesso continuo, però, a farlo non con il migliore degli spiriti: magari mi sto rilassando leggendo un libro dopo una doccia calda e penso: ecco, questo non succederà mai più! Anche se poi so che non è esattamente così.

    Ho davanti molti esempi "virtuosi" di donne diventate madri che hanno difeso strenuamente i loro spazi di libertà. Sono convinta che ovviamente la vita cambia, ma gli spazi personali, se ne hai bisogno e sono una tua priorità, non spariscono: cambiano al cambiare della tua vita, ma te li tieni. Questo me lo hanno detto in tante. Soprattutto se hai la possibilità di essere aiutata su più fronti.

    Forse devo imparare a "integrare" gli aspetti contraddittori di questa esperienza. Il fatto che possa essere bella e fare paura contemporaneamente, senza che la paura sovrasti i lati positivi che sicuramente ci sono. Come un paio di scarpe nuove che all'inizio sono scomode e ti fanno venire le vesciche e fai fatica a camminarci, ma poi prendono la forma del tuo piede e diventano comodissime e te le tieni per anni.

    Mi serve ancora un po' di tempo, credo, sempre se sono un caso "recuperabile".

  • Spesso continuo, però, a farlo non con il migliore degli spiriti: magari mi sto rilassando leggendo un libro dopo una doccia calda e penso: ecco, questo non succederà mai più! Anche se poi so che non è esattamente così.

    Ho davanti molti esempi "virtuosi" di donne diventate madri che hanno difeso strenuamente i loro spazi di libertà. Sono convinta che ovviamente la vita cambia, ma gli spazi personali, se ne hai bisogno e sono una tua priorità, non spariscono: cambiano al cambiare della tua vita, ma te li tieni. Questo me lo hanno detto in tante. Soprattutto se hai la possibilità di essere aiutata su più fronti.

    Forse devo imparare a "integrare" gli aspetti contraddittori di questa esperienza. Il fatto che possa essere bella e fare paura contemporaneamente, senza che la paura sovrasti i lati positivi che sicuramente ci sono. Come un paio di scarpe nuove che all'inizio sono scomode e ti fanno venire le vesciche e fai fatica a camminarci, ma poi prendono la forma del tuo piede e diventano comodissime e te le tieni per anni.

    Personalmente trovo le tue riflessioni molto condivisibili e anche molto positive, nel senso che è corretto fare questi ragionamenti, sono quelli giusti. Un bambino non è qualcosa da cui poi si torna indietro, quindi è bene essere consapevoli di ciò che comporta.

    Poi entrando nel merito delle tue osservazioni mi viene da dirti che tra il bianco e il nero c'è il grigio; intendo dire che starà a te organizzarti per ricavare gli spazi di cui necessiti, ed è un'abilità che si affina col tempo e con la pratica, è un equilibrio che si costruisce nel tempo. E' ovvio che i primi tempi potrà essere difficile anche solo capire come muoversi, è anche ovvio che finché non si risponde di una vita si può vivere rilassati e senza urgenze organizzative, mentre dopo soprattutto i primi anni ci vorrà un certo impegno per fare cose che prima erano banali (ad esempio uscire la mattina per andare al lavoro). Ma col tempo ci si abitua e la genitorialità non è certo una schiavitù.

    Mi viene quindi da dirti che si, potrai certamente ancora leggere un libro dopo una doccia calda, il punto direi che è un altro; probabilmente ti piacerà fare "anche" altre cose, cose che ora non ti verrebbero mai in mente, ad esempio fare la doccia calda insieme alla tua bambina, indossare lo stesso pigiama e poi mettervi sotto al piumone e restare abbracciate e rispondere alle sue stupefacenti domande, o leggerlo a lei un libro che parla di cose semplici e importantissime, come l'amicizia, l'amore, la vita. O potresti ritrovarti a organizzare una festa di compleanno per il suo peluche preferito, uscire di corsa a cercare una vera torta e delle candeline a forma di cuore e sedere a un tavolo insieme a cani e gatti di pezza e cantare Happy Birthday to You insieme a loro, con gli occhi di tua figlia che brillano di gioia e stupore, e riflettere che è il miglior pranzo della tua vita. Oppure potresti ritrovarti a non vedere l'ora di uscire dall'ufficio per poter correre a ritirare tuo figlio al nido, intercettare i suoi occhi seri nel preciso istante in cui ti vede e con fare deciso si lancia correndo verso di te..."mamma!", abbracciarti con sollecitudine e urgenza come non ti vedesse da mesi, e stringere quelle manine calde e delicate, e sprofondare nel suo profumo di bimbo, nei suoi occhi profondi pieni di domande e di risposte, riflettendo che vorresti che quell'istante non passasse mai.

    E poi certo, non posso non metterti in guardia dal side effect peggiore dell'essere mamma, che non è non avere più tempo per te, non è non avere tempo per leggere un libro, non è dover rivedere l'impianto della propria vita...è lo sprofondare in un abisso di amore e dedizione e cura, e non sentirsi mai all'altezza, non sentirsi mai nel posto giusto (ovunque sarai, i tuoi figli ti mancheranno con urgenza, come l'aria, e quando sarai con loro, saprai che stai tradendo il resto della tua vita, quella vita che faticosamente hai costruito impegnandoti da quando sei nata), e soprattutto, acquisire consapevolezza di essere infinitamente fragile di fronte alla vita che hai generato: il benessere del tuo bimbo avrà la priorità assoluta su qualunque cosa, e la sola prospettiva che possa succedergli qualcosa nel suo viaggio nel mondo e che tu non possa proteggerlo ti farà sentire molto, molto chiaramente che nulla vale quanto lui, e che il tuo benessere non è più centrato su di te, ma su di lui e lui soltanto. Ecco perchè diventare mamma scoperchierà ogni tua possibile fragilità, e ti ci metterà davanti inesorabilmente e senza scampo, e dovrai conviverci.

  • Carissima, a 38 anni il mio compagno ha iniziato a parlare del desiderio di avere un figlio. Ci eravamo messi insieme pochi anni prima dicendoci che non era necessario, non avevamo preclusioni. Non mi sono mai commossa né entusiasmata davanti a un neonato. Ho provato a diventare mamma con naturalezza, come una qualsiasi altra tappa della vita, ma questo mi è scattato dopo aver visto il film I.A. Intelligenza Artificiale: mi ha commossa il robot umano che aveva nostalgia e amore per la mamma del suo fratellastro umano. A volte basta un niente per aprirti il cuore e farti prendere la direzione.

    Io però avevo anche scontentezze riguardo il mio convivente e il mio istinto continuava a dirmi bene, età a parte, sarebbe perfetto volere un figlio se si sente amore vero, comunicazione e intimità vera col partner, altrimenti manca una parte importante e a me è mancata, ma non ne ero consapevole, era solo l'istinto, purtroppo la ragione mi spingeva a restare con questo essere, ora ex. Se stai bene col tuo uomo, stai un po' senza fare l'amore, rilassati, vivi e poi vedrai che arriva la magia di quella cellulina che sarà sempre tutta la tua vita e ne vorrai altri 6. Io non ho mai avuto paura, ma mi sono sentita molto inadeguata i primi tempi, mio figlio per esempio non smetteva di piangere se lo prendevo in braccio, anzi voleva sempre la tetta, non si calmava, forse anche perché io non ero calma, ma ero influenzata da lui. Le mie amiche erano bravissime, tutte con figli da manuale, ma io ho avuto lui, che non è mai stato un neonato inerme, mai. Lui è la cosa più bella del mondo! Ma nessuno è obbligato a diventare genitore e gli altri se ne dovrebbero stare muti e rispettosi.

  • Credo di aver appena avuto un’epifania. Forse ho capito cosa mi blocca rispetto alla decisione di diventare madre. è il fatto che io praticamente mi trovo/mi sono messa nella situazione di “accudire” perennemente mio marito da un punto di vista emotivo, con picchi come quello che stiamo vivendo in questi giorni. Lui è uno abbastanza solo/solitario che soffre d’ansia. Io, che invece sono più solida e iperattiva e socievole (nonostante io scriva su questo forum e quindi evidentemente non sia priva di pensieri e preoccupazioni) mi accorgo che, per compensare, mi faccio carico di tantissime cose, in modo da alleggerire lui dall’incombenza di doverle fare e nella speranza più o meno vana che questo serva a lenire la sua ansia. Inoltre lui mi chiede tantissime attenzioni continue: per lui la coppia viene prima di tutto e tutti, mentre io ho una vita molto piena tra amici, colleghi, famiglia, attività che svolgo fuori casa nel tempo libero, ovviamente compatibilmente con il fatto di essere sposata (non esco certo tutte le sere senza di lui, per intenderci). Lui accetta questo mio modo di essere e di vivere, ma quando ci sono monopolizza, deve essere al centro della mia attenzione, soprattutto quando sta male e io “devo” ascoltarlo e consolarlo. Ad esempio adesso è in un’ansia bestiale perché sta aspettando una risposta su una questione per lui importante (non si tratta di salute, né di qualcosa che mette a repentaglio l’incolumità sua o dei suoi cari o la nostra stabilità economica o abitativa o simili - per dire che non è nulla di grave o irreparabile): la vive come una questione di vita o di morte e come un’occasione (ennesima) per buttarsi giù e vedere se stesso come un fallimento, peraltro prima ancora di conoscere l’esito. Si chiude in se stesso, parla poco, sta sulle sue. E l’aspettativa, totalmente data per scontata, è che io sia quella forte e paziente che lo sta a sentire e consolare e sopporta questo suo stato d’animo senza battere ciglio (quando peraltro ho anche io i miei c∙∙∙i, oltretutto per ragioni molto simili alle sue, e lui lo sa perfettamente perché gliene ho parlato, ma manco è in grado di vederlo perché troppo concentrato sul problema che lo affligge). Come l’archetipo della madre che si sacrifica. Ecco, io questo spirito di sacrificio non ce l’ho. A me tendenzialmente sembra una cosa sana non averlo perché significa preservare me stessa. Sia chiaro, questo non vuol dire che io non lo stia a sentire e non gli dia consigli e non cerchi di stargli vicino. Però ho osato fargli notare che il suo stato d’animo ha un impatto anche su di me e che la situazione è comunque pesante anche per me. Apriti cielo: “Non mi sembra di fartela pesare, io questa cosa non te l’avrei mai detta, immaginala a parti inverse”, e così via, quando il mio non voleva essere un giudizio su di lui, ma una semplice espressione di come mi fa stare questa situazione. Della serie: ok, stai così, ma ricordati che non esisti solo tu. Insomma: di fatto io già adesso, soprattutto quando lui ha questi periodi d’ansia che non riesce a gestire e che monopolizzano la nostra quotidianità, mi accorgo che malsopporto la cosa e non riesco a mettere i suoi bisogni davanti ai miei (ripeto: per fortuna! Almeno dal mio punto di vista) e vorrei essere altrove per prendere una boccata d’aria fresca. Io un figlio lo vedo fondamentalmente come una condanna a questo atteggiamento di sacrificio da dover adottare. Come si fa a farlo, se si è come me?

  • Almeno dal mio punto di vista) e vorrei essere altrove per prendere una boccata d’aria fresca. Io un figlio lo vedo fondamentalmente come una condanna a questo atteggiamento di sacrificio da dover adottare. Come si fa a farlo, se si è come me?

    In te è chiara la mancanza di desiderio, non ti interessa, non ti incuriosisce, non senti il mondo dei bambini, non ti attira, non ci entri in relazione.....perché spendi così tanta energia per capire che sei così come sei?


    Madre natura non ci ha dato spirito di sacrificio per garantire la prosecuzione della specie. Ci ha dato un importante bagaglio ormonale e un forte impulso sessuale e i figli nascono perlopiù per combinazione di questi fattori.


    Non c'è nulla di male a non volere figli (anche se vivi in Italia).

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Io un figlio lo vedo fondamentalmente come una condanna a questo atteggiamento di sacrificio da dover adottare

    Non so, personalmente ho una scarsissima attitudine al sacrificio, in generale proprio; mi piace la vita in tutte le sue forme e manifestazioni, mi piace spendermi in tante cose, mi piace lavorare, studiare, imparare nuove cose, viaggiare. Mi ha sempre spaventato l'archetipo della "Mater Dolorosa", non mi ci sono mai riconosciuta, sebbene soprattutto in Italia è così che si immagina debba essere una madre. Io però ho deciso di buttare il cuore oltre l'ostacolo ed essere la madre che posso, non quella che devo, e ho rivestito questo ruolo nel "mio" modo, che non è quello sacrificale che piace all'italiano medio. Mi ritaglio i miei spazi, i miei tempi, in cui faccio quello che piace a me, senza bambini, e quando sto invece con loro è una festa. Io la vivo così e ho scelto di viverla così, cioè di interpretare il ruolo a modo mio, come del resto credo faccia la maggior parte delle donne. Certo, non sto qui a dirti che tutto è come prima di averli i figli, perchè assolutamente non è così; avere figli alza l'asticella delle difficoltà nel fare tutto, e non di poco, da ogni punto di vista (pratico, gestionale, economico ecc). E bisogna mettere in conto questa senza avere visione del contraccambio, che potenzialmente è altissimo, ma finché non lo si vive, finchè non lo si sperimenta...non si comprende a fondo in nessun modo. E' come ritrovarsi a fare immersioni a 40 metri sotto il livello del mare senza averlo mai fatto e cominciare a risalire, dopo una vita che sei stato solo sulla terraferma; all'inizio è dura, poi con la pratica ci prendi gusto, ma di certo dal chiuso del proprio appartamento la profondità marina non può certo attrarre. La maternità è un percorso che rimette in gioco tutto quello che hai fatto fino a quel momento, è una gran botta all'inizio, poi devi impiegare te stessa per risalire e ritrovare una quadra.

    Io capisco chi non se la sente, ero così restia anche io, ancora a volte mi chiedo come ho fatto a "passare oltre", per me non era affatto scontato e per forza bellissimo diventare mamma, tutt'altro; oggi il 90% della mia felicità è nei miei bambini, non c'è nulla che io trovi al mondo di più bello di loro, delle loro parole stentate e storpiate, del loro emozionarsi, del loro allegro baccano.

    Un punto di attenzione lo merita l'approccio del tuo compagno perchè avere figli comporta anche "diventare genitori" e certamente non ci si può permettere di rimanere allo stadio precedente, dovrà maturare, anche per poter stare al passo con te, altrimenti può davvero essere tosta.

  • Credo di aver appena avuto un’epifania. Forse ho capito cosa mi blocca rispetto alla decisione di diventare madre. è il fatto che io praticamente mi trovo/mi sono messa nella situazione di “accudire” perennemente mio marito...

    Ciao, a parte l'orologio biologico, la pressione della società, la logica e tutto il resto che é stato scritto, appena ho letto questa tua fase mi sono ricordato quello che è successo 16 anni fa fra me e S. Te lo racconto e poi vedi tu cosa fartene...

    (Scriverò "S" perché la parola ex moglie non mi piace, mi pare irrispettoso verso di lei, una cara persona, S come l'iniziale del suo nome).


    Dopo un anno che ci siamo sposati (già assieme da 6 e convissuto da 5) S ha sentito il famoso orologio biologico, ma MOLTO! Poi, essendo l'ultima di 4 sorelle ha visto tutte le altre sposarsi ed avere due figli ciascuna (immaginarsi domande e commeti della famiglia). Il tema bambini è passato da mensile, a settimanale, a giornaliero. All'inizio discorsetti leggeri che col tempo si sono trasformati in momenti di disperazione e di discussioni interminabili.

    Io non ero convinto ma non sapevo perché. Non ero in grado di dire NO ma neanche SI. Così ho chiesto ad una conoscente psicologa se mi potesse aiutare a fare chiarezza. La psicologa ha preso la cosa alla larga ed è riuscita a tirare fuori diversi temi del passato (quelli che hanno un po' tutti: genitori, infanzia eccetera). Dopo diverse sedute siamo arrivati finalmente al tema bambini: per farla corta ho capito che non volevo farli - con lei! Non la amavo abbastanza e avevo paura che avrebbe usato i bambini per controllarmi, per dominarmi. Giusto o sbagliato a quel tempo per me era così. Un giorno molto, molto triste ho parlato con S e le ho spiegato la cosa: quello è stato l'inizio della nostra fine e abbiamo divorziato due anni dopo.


    Ecco, quando pensi a tuo marito: è lui quello con cui metteresti al mondo un essere metà lui e metà te? Per me questa era la cosa centrale.


    Tre anni fa ho conosciuto una donna di 10 anni più giovane di me (adesso ne ho 55), con due figli e una situazione un po' difficile per molti motivi. Per una disattenzione è rimasta incinta, ha però dovuto interrompere la gravidanza perchè l'ovulo si è innestato a metà strada. Ecco, lì ho capito, ho capito che nonostante tutte le difficoltà sarei stato felicissimo se tutto fosse andato per il verso giusto. Perchè mi sembrava la cosa più bella del mondo creare una nuova vita con questa persona. E ancora oggi mi emoziono quando vedo film o leggo qualcosa sull'argomento, tanto mi ha toccato la cosa. Mai e poi mai potrò raccontarlo a S (che sento ogni tanto). Non ha mai avuto figli.


    Così di nuovo: nel mio caso la questione è solo di aver voglia di fondersi con la persona che si ama. Il resto credo venga da sè.

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