Se posso: c'è una procedura che si usa prima delle gare di bodybuilding che si chiama carica/scarica di carboidrati. Si fa un'abbuffata di carboidrati (cibo sano, niente mc per intenderci) e poi si ritorna a regime alimentare controllato per alzare il metabolismo basale.
Cibo per piacere o per piacersi?
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Potresti provare a pensare che non è una rinuncia ma semplicemente un introito inutile di alimenti, di cui il tuo organismo non necessita. Poi ogni tanto puoi anche concedertelo, come coccola per te stessa. Tutti i giorni ovviamente no, poi dipende anche dalla qualità del dolcetto. Il cioccolato fondente non me lo leva nessuno, un quadrotto al giorno, per non parlare del gelato.
E se fosse tutti i giorni, ma moderatamente? Il fatto di escludere quel giorno, quel momento, non rende la cosa una reale rinuncia, e non solo un pensiero? Purtroppo, è difficile ingannare la mente. Credo che anche usare la parola "concedere" porti a viverlo come una sorta di lotta contro se stessi. Se hai fatto il bravo puoi concederti il dolcetto. Siccome hai seguito il regime, ora puoi concederti questa coccola. Poi però si torna a combattere.
Non lo so, credo sia proprio il pensiero di fondo ad essere sbagliato. -
Se posso: c'è una procedura che si usa prima delle gare di bodybuilding che si chiama carica/scarica di carboidrati.
Si fa un'abbuffata di carboidrati ( cibo sano, niente mc per intenderci) e poi si ritorna a regime alimentare controllato per alzare il metabolismo basale.
Ne ho sentito parlare ma non conoscendo bene non ho mai provato. Proverò a informarmi.
Potresti provare a pensare che non è una rinuncia ma semplicemente un introito inutile di alimenti, di cui il tuo organismo non necessita. Poi ogni tanto puoi anche concedertelo, come coccola per te stessa. Tutti i giorni ovviamente no, poi dipende anche dalla qualità del dolcetto. Il cioccolato fondente non me lo leva nessuno, un quadrotto al giorno, per non parlare del gelato.
Io faccio proprio così ma è tutto questo pensare e calcolare che mi stanca...sono almeno 20-25 anni che vivo così, costringendomi a fare quei 40 minuti di sport al giorno, 6 giorni su 7, e limitando cibi non sani che però...mi piacciono...il cornetto la mattina, le patatine fritte, la cioccolata calda in inverno, il gelato in estate. Mangio una pizza al mese e in estate ogni tanto pasta con le vongole, di rado consumo pane, l'ho sostituito con le fette di segale. Insomma è uno stile di vita, immutato da oltre 20 anni, salutare ma triste.
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Io ammetto che mi viene ansia solo a leggervi...
Io sono sempre stata normopeso, qualche volta con 2 o 3 kg in più rispetto a quelli che avrei voluto e, in quelle occasioni, ho anche provato a mangiare un po' più controllato (soprattutto tagliando i dolci) ma senza risultati apprezzabili (infatti ho poi ripreso a mangiare senza particolari restrizioni). Secondo me, se una persona mangia in modo abbastanza normale, nelle giuste quantità e variando i diversi alimenti, non deve farsi particolari crucci. Meglio dedicarsi ad un po' di sport, che davvero aiuta a stare bene e a migliorare il proprio fisico.
Io penso che, se una persona passa la vita a contare le calorie, appena fa uno sgarro lo paga; meglio vivere più rilassati e godersi anche un po' di sfizi.
Il problema (se così lo vogliamo chiamare) si pone principalmente per le persone che non hanno sviluppato una corretta abitudine alimentare.
Si chiama "abitudine" perché la è. Chi è abituato a mangiare abbastanza vario (senza pensarci) e abbastanza nelle quantità (anche qui senza pensarci): non ha nulla di cui temere. Per queste persone mangiare è come respirare: è una azione quasi automatica, simile a un bias cognitivo.
Chi invece, per un motivo o per l'altro, mangia consapevolmente o ha la tendenza a compensare col cibo alcuni squilibri psichici (ansia, paura, nervosismo, etc.): quando mangia deve stare più attento, perché la tendenza potrebbe portare all'eccesso o alla carenza o comunque allo squilibrio.
Nelle persone in questa categoria rientra quasi certamente anche ipposam per ragioni direttamente o indirettamente educative. E ci rientro anche io e molti altri in questo forum.
Mi permetto un "noi".
Noi altri, quando mangiamo:
- o lo facciamo in modo automatico disfunzionale: ovvero all'eccesso o all'eccesso di zucchero, grassi e altre sostanze psichicamente "compensatorie"
- oppure lo facciamo in modo non automatico, lo facciamo in modo consapevole, il quale però appare "forzato", perché ogni cosa che mangiamo è "misurata", pensata o comunque conteggiata in qualche modo (anche indirettamente) e bilanciata ai consumi o a una sorta di tabella interna di "merito/demerito" che teniamo quasi inconsciamente costantemente aggiornata.
E' come quando respiriamo consapevolmente. Se ci fermiamo non arriva più ossigeno, se insistiamo rischiamo l'iperventilazione. Gli altri invece respirano ..e basta.
Ovviamente ci sono vari gradi di "gravità" di questa maggiore attenzione al cibo. Chi è più grave verte all'ossessione, mentre i meno gravi (come penso sia Ipposam e come lo sono anche io) tendono a controllarsi in modo attivo, ovvero prima di mangiare o al massimo durante.
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