Depressi Vs Non Depressi

  • Concordo molto con la risposta di La Huasera,

    il terapeuta conosce grazie ai suoi studi il metodo scientifico per risolvere problemi, un po' come quando vai da un nutrizionista che, dopo essersi accertato di ciò che non va nella tua alimentazione, ti propone in maniera diretta e mirata un problema per il tuo caso.

    Anche io son del parere che della comprensione degli altri poco dovrebbe fregartene, MA, e c'è un MA grande quanto una montagna, ognuno di noi è profondamente diverso dall'altro, ognuno ha una coscienza, un modo in cui fluiscono i pensieri, un ordine mentale, un approcciarsi alla realtà ed a se stessi , ESTREMAMENTE diversi da quelli del prossimo.


    C'è chi, appunto, non ha a cuore la comprensione del prossimo e chi invece la reputa di grande importanza.

    Personalmente io sono stato per molti anni uno di quelli che cercava comprensione, ma ad oggi sono invece l'opposto dopo un percorso "mentale" di riflessioni, lavoro e qualche colloquio con specialisti.


    Quale dei due è migliore? Non c'è un migliore fra i due. A parer mio, entrambi dovrebbero capire quasi "scientificamente" se stessi, almeno a grandi linee, e reagire di conseguenza. Riconoscere di non riuscire ad affrontare da soli un problema, dovrebbe portare a contattare uno specialista di quel problema, appunto il medico/terapeuta/psicologo o altra figura professionale, e non a chiamare l'amico che nella maggioranza dei casi non ha una "preparazione" (che sia accademica o pura predisposizione mentale) per aiutarti. Anzi, ti dico secondo mia esperienza che provare il metodo "casalingo" del parlarne troppo apertamente con i tuoi contatti quotidiani può portare addirittura a minare i rapporti esistenti, peggiorando solo la propria situazione.


    Detto ciò, personalmente credo che nessuno, ma proprio nessuno al mondo possa capire perfettamente il prossimo, che sia una madre con un figlio, un figlio con la madre, che sia una coppia di amici, a prescindere dall'intensità del legame fra due persone. Certo, c'è chi essendo molto empatico riesce ad immedesimarsi molto con i pensieri di chi ha di fronte, ma è una predisposizione estremamente rara.

  • Concordo sull'ultima frase, e con quanto dice Mezzouomo: se anche ci capissero, non credo che questo sarebbe sufficiente a risolvere il nostro problema.

    Però, per me è sempre meglio un interlocutore empatico piuttosto che uno che non lo è, e spesso chi non lo è per niente mi fa sentire attaccata e mi fa scattare una forte ostilità, tanto più forte quanto più sto male in quel momento.

    Questione amico vs. psichiatra o psicologo. Premetto che so di persone che hanno tratto grandi benefici da queste figure, qui e nella mia cerchia di conoscenze, come so di altri che invece non li hanno avuti.

    Io non posso dire di non averne avuti, perchè ringrazio ancora lo psichiatra che mi prescrisse il primo antidepressivo. Ma non vado oltre. La prima volta che sono stata dallo psichiatra avevo 24 anni e ora ne ho 52, in tutto sono stata da nove psichiatri e una psicologa, e adesso sono del tutto disillusa sulla possibilità di stare meglio grazie alla psicoterapia. Credo di più nei farmaci, ma anche quelli non sono certo risolutivi, e oltre tutto finora mi hanno prescritto sempre farmaci simili, mentre io vorrei sperimentarne altri per vedere se sono più efficaci.

    In definitiva, io adesso preferisco parlare con le persone che mi sono vicino: non risolvono, ma almeno confidarsi con loro è più piacevole e mi costa al massimo una pizza.

  • Credo che chi non ci sia mai passato non potrà mai capire come ci si sente ad essere e soffrire di depressione. Basti pensare a tutte quelle persone superficiali che rispondono con superficialità e non prendono sul serio il malessere e anzi lo prendono sottogamba

  • "che mette in luce un altro quesito fondamentale: se anche ci capissero, questo cambierebbe in meglio la nostra condizione?"

    Certamente ma non perchè si viene capiti o compresi.

    La malattia, pur essendo una malattia come un'altra, è per la società da colpevolizzare.

    Nessuno si sente di colpevolizzare un diabetico perchè è diventato diabetico così come nessuno se la prende con il proprio familiare se da un giorno all'altro ha avuto uno scompenso cardiaco. Nel caso della malattia mentale invece si tende ad asssegnare una buona colpa del male alla persona che lo sta vivendo, come se essere depresso dipendesse dalla volontà della persona depressa, come se quella persona volesse essere depressa oppure come se controllare 10 volte il gas dipendesse solo ed esclusivamente dalla sua volontà.

    Spero di aver espresso correttamente il mio pensiero.

    Quindi quello che farebbe sentire meglio le persone malate dipende a mio parere dal non essere colpevolizzati, o meglio dal non sentirsi colpevolizzati.


    In teoria sì, ma la mia impressione su come stanno le cose nei fatti è molto meno ottimista. Sono sempre stata molto scettica sulla possibilità che uno psicoterapeuta possa guarirmi dalla depressione. Infatti la sola psicoterepia non l'ho mai fatta, se non la prima volta, ma il problema era ipocondria e non depressione, e in quel caso finì malissimo. Ho più speranza nei farmaci, ma neppure quelli con me hanno fatto miracoli.

    Il problema comunque secondo me non è nello psichiatra o nello psicoterapeuta, ma nella natura stessa del disturbo, molto più intimo e sfuggente di altre patologie prettamente organiche, e non a caso non sono ancora chiari i meccanismi che lo governano, nè le cause nè tantomeno i rimedi.

    In sostanza, se il terapeuta non riesce a guarire il paziente, non credo certo che sia perchè non ha mai avuto lo stesso problema, ma perchè è la natura stessa di questi disturbi a essere difficile da curare, purtroppo.

    Inquadrare la problematica con una buona analisi differenziale è la cosa che ogni paziente dovrebbe sperare.

    Modificato una volta, l'ultima da unagrandeschifezza: Incorporato un post creato da unagrandeschifezza in questo post. ().

  • Infatti, il problema è proprio quello. Non credo che essere compresi risolverebbe i nostri problemi, ma è sempre meglio trovare chi almeno ci prova, piuttosto che trovare quelli lontani mille miglia che pensano sia solo una questione di volontà. Se uno ha avuto problemi simili è più facile che sia più comprensivo, ma non è una regola. Anzi, a volte, proprio perchè uno li ha avuti e superati, dà per scontato che gli altri possano e debbano fare lo stesso. Di solito è anche in buona fede, almeno credo, ma a volte diventa pesante e sortisce l'effetto opposto.

  • Concordo sull'ultima frase, e con quanto dice Mezzouomo: se anche ci capissero, non credo che questo sarebbe sufficiente a risolvere il nostro problema.

    Però, per me è sempre meglio un interlocutore empatico piuttosto che uno che non lo è, e spesso chi non lo è per niente mi fa sentire attaccata e mi fa scattare una forte ostilità, tanto più forte quanto più sto male in quel momento.

    Questione amico vs. psichiatra o psicologo. Premetto che so di persone che hanno tratto grandi benefici da queste figure, qui e nella mia cerchia di conoscenze, come so di altri che invece non li hanno avuti.

    Io non posso dire di non averne avuti, perchè ringrazio ancora lo psichiatra che mi prescrisse il primo antidepressivo. Ma non vado oltre. La prima volta che sono stata dallo psichiatra avevo 24 anni e ora ne ho 52, in tutto sono stata da nove psichiatri e una psicologa, e adesso sono del tutto disillusa sulla possibilità di stare meglio grazie alla psicoterapia. Credo di più nei farmaci, ma anche quelli non sono certo risolutivi, e oltre tutto finora mi hanno prescritto sempre farmaci simili, mentre io vorrei sperimentarne altri per vedere se sono più efficaci.

    In definitiva, io adesso preferisco parlare con le persone che mi sono vicino: non risolvono, ma almeno confidarsi con loro è più piacevole e mi costa al massimo una pizza.

    cara Desperate, potresti essere mia madre ma volevo chiederti questo...perché invece di credere soltanto nei farmaci non hai cambiato psicoterapeuta? Cioè, è normale per me che quando cambi nove psichiatri becchi quello giusto prima o poi ma se hai provato soltanto una volta, con una psicologa, la psicoterapia perché non aver cambiato anche quella dopo un tot? Perdonami ma io non voglio più crogiolarmi nel mio dolore. Ho fatto anni di prendere antidepressivi ma i kg di m∙∙∙a che avevo seppellito nel mio subconscio (e non solo) sono risaliti più forti che mai perché ho capito che solo il farmaco non può darti la stima in te stessa, devi essere TU ma ovviamente con un aiuto. Non discuto sul tuo vissuto personale ma a parer mio un altro tentativo dovevi farlo, piuttosto che definire la psicoterapia non adatta a te.

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