Paura di fare il vaccino: ipocondriaca seria

  • Ciao a tutti,

    So che siamo in tanti nel club degli ipocondriaci. In sintesi ho attacchi di panico, ansia, tachicardia e dispnea da una settimana perché mi devo fare il vaccino Astrazeneca. Ho letto di una signora morta dopo quattro giorni in maniera inspiegabile dopo il vaccino. Inutile dire, mi capirete, sono in un panico allucinante. Ho quasi pensato di rifiutarmi ma lo sento come un gesto egoista e irresponsabile. Ho il timore di avere qualche malattia nascosta che possa creare controindicazioni letali con la somministrazione del vaccino. È un incubo. Ho fatto le analisi sei mesi fa, tutto nella norma. Ultimo ecg nel 2019, nella norma.

    Fatta pure saturimetria un mese fa. Lo pneumologo ha detto che i risultati erano al limite e che dovevo migliorare la respirazione diaframmatica ma che non risultavano patologie e che non dovevo fare pure altri test ai polmoni.. questa cosa mi ha distrutta: il dubbio di un'analisi non perfetta mi uccide la psiche. Ho fatto vedere il test a un altro pneumologo e ha detto che era ok. Il mio medico di base dice che ho solo problemi di ansia. Inoltre mia madre è medico e mi ripete di continuo che sono in buona salute. So di essere del tutto irrazionale. Solo il pensiero di fare il vaccino mi causa dei meccanismi di paura che mi portano senso di svenimento, debolezza, irrequietezza, tachicardia, fame d'aria, gonfiore addominale.

    Avete dei consigli?

    Grazie a tutti per l'attenzione

  • Qubit

    Approved the thread.
  • Il vaccino è un problema di tutti, l'ipocondria di alcuni.

    Da ipocondriaco ti dico che farti il vaccino ti porterà ansia tanto quanto non fartelo. Nel primo caso ogni sintomo lo attribuirai al vaccino, nel secondo al Covid per non essertelo fatto.

    Non sei tu ad essere irrazionale, lo è il tuo profondo, il tuo inconscio. E la parte razionale, conscia, non è forte abbastanza, in questo periodo, a dominarla, perché l'angoscia ha fatto breccia da un bel po'.

    Qualunque scelga tu faccia, è oppportuno che ti prendi cura di questa tua ansia ipocondriaca. Qualcuno ti sta seguendo?

  • Qualunque scelga tu faccia, è oppportuno che ti prendi cura di questa tua ansia ipocondriaca. Qualcuno ti sta seguendo?

    ciao, grazie per la risposta. Alla fine sono riuscita a trovare il coraggio e l'ho fatto. Ho avuto un attacco di panico ma non ho mollato.

    Sì sto facendo terapia cognitivo comportamentale da circa 10 mesi. Ho però cambiato terapeuta da due mesi perché con la prima non mi trovavo molto bene.

    Di fatto il problema principale ora è gestire gli attacchi di panico, sempre su base ipocondriaca

  • Visto che non sei morta? Né per aver fatto il vaccino, né per il fatto di aver cambiato terapeuta, né per il fatto di essere ipocondriaca?

    Perché ricorda che l'angoscia è sempre mossa da questa paura della morte, fondamentalmente, che il nostro inconscio non prevede e misconosce. La nostra pulsione è di sopravvivenza (dunque sessuale e difensiva) ad ogni costo. Quindi il panico, l'ansia, l'angoscia sono risposta alla paura della morte, che tende ad immobilizzarci.

    A dire la verità, la paura, la paura vera, è sempre paura di qualcosa, di un fenomeno tangibile. Paura di un incendio, di una frana, etc... Quindi la paura è buona cosa, ci salva dal pericolo.

    Ma l'angoscia è la paura che si aggancia al nulla, direbbero sia Heidegger che Freud. L'angoscia non trova risoluzione, non esistendo la tangibilità del pericolo, l'angoscia prosegue. Come il bambino che non vuole dormire col buio. Il buio non è un pericolo. Quelle sono le sue prima esperienze di angoscia, ovvero di contatto con l'inconscio, con l'irrazionale. Serve la mamma, che funge da io razionale, quindi da trmaite fra l'inconscio e la realtà, per ascoltarlo e tranquillizzarlo.

    D'altronde la razionalità, è tutto un discorso di convenzioni, di imparare ad esempio che A non è B. Il principio di contraddizione. Per un adulto una bottiglia è una bottiglia. Per un bambino una bottiglia è un gioco o un'arma. Che si tratta solo di una bottiglia e che così deve essere trattata, gli va insegnato, lo deve apprendere dalla sociocultura.

    Ecco questa razionalità convenzionale, ahimé, non è forte abbastanza per il nostro profondo irrazionale. Per questo è importante imparare a saperlo ascoltare, ad apprendere un po' del suo linguaggio, a gestirlo a piccole dosi. Dall'irrazionale non se ne esce con uno schiocco di dita. Pensa a quando ci svegliamo la mattina. Abbiamo un rito da seguire , mi alzo, faccio pipi, mi lavo la faccia... i riti e i sacrifici si seguivano proprio per tenere a bada gli dei, ovvero l'irrazionale, il sacro.

    La persona a cui ti stai affidando dovrebbe aiutarti in questo. Cera di affidarti per un tempo ragionevole a lui, e verifica se la tua sofferenza ha una tendenza a diminuire, capirai di essere nella strada giusta.

    E prova, se vuoi, ad accompagnarti anche con la meditazione quotidiana, per imparare a rasserenarti e familiarizzare con i tuoi stati emotivi

  • Cera di affidarti per un tempo ragionevole a lui, e verifica se la tua sofferenza ha una tendenza a diminuire, capirai di essere nella strada giusta.

    E prova, se vuoi, ad accompagnarti anche con la meditazione quotidiana, per imparare a rasserenarti e familiarizzare con i tuoi stati emotivi

    ciao.

    Ti ringrazio anzitutto per i bellissimi spunti di riflessione che mi hai offerto.

    L'angoscia vive in questo mondo parallelo e profondamente interiore e spesso non basta essere consapevoli delle convenzioni o piccole ritualità quotidiane per ritornare al presente, alla realtà.

    Sicuramente ci vuole tempo, purtroppo nella terapia precedente avevo trovato una persona che parlava molto, mi dava poco spazio per esprimermi, giudicava un po'tutto, anche con fare aggressivo. Credo fosse un tentativo (a posteriori poco riuscito) di spronarmi, di tornare alla convenzione. Abbiamo capito che non funziona.

    Questa altra persona invece mi trasmette calma, mi lascia il mio tempo di spiegare, regalando riflessioni filosofiche e comunque liberando la strada affinché io possa camminare da sola e ritrovarmi. Capita di perdersi nei meandri del proprio inconscio. Spesso mi chiedo come si possa patire tanto dolore per qualcosa che non è ancora avvenuto.

    Come dicevi, questa angoscia nella realtà non può esaurirsi perché la paura della morte è atavica e non trova risposte esaustive.

    Soprattutto per chi è ateo, come me, la morte rappresenta la fine di ogni cosa.

    Pratico meditazione, non tutti i giorni, ma spesso. Rileggerò i tuoi pensieri, mi saranno utili. Grazie

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